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martedì 16 ottobre 2012

Hungry Ghosts Festival @ Waterloo Street

La festività inizia il settimo mese del calendario luni-solare cinese, perciò rispetto a noi può cadere tra i primi di agosto e i primi di settembre, in base alla luna nuova. Si dice che i morti sono affamati a causa di un antichissima leggenda, ma più che altro il fulcro è che nella psicologia buddhista un defunto non è del tutto morto e la sua "fame" riguarda gli aspetti terreni di cui sente più la mancanza.
Come tutto ciò che accade qui, anche la festa dei morti è un'esplosione di gioia, di colori e di profondissima spiritualità. Per tutta la città vengono allestiti migliaia di angoli dedicati alle offerte: possono essere bidoni per bruciare i soldi (finti) della Hell's Bank o le preghiere su carta, tavolini con le immagini dei saggi che fungono da altari su cui fumano bastoncini d'incenso, o ancora semplici edicole con offerte di cibo e fiori.



Il centro spirituale di Singapore è senza dubbio Waterloo Street. Immaginate una strada molto larga, tempestata di bancarelle che vendono le offerte da portare nei due templi: il Kwan Yin Tong Hood Cho Temple (buddhista) e lo Sri Krishnan Mandir Temple (induista). Sì avete capito bene! A soli 10 metri l'uno dall'altro convivono due templi di diversa religione in maniera pacifica e, a volte, addirittura complice... quando uno finisce gli incensi li prende in prestito dall'altro.
Io me lo immagino proprio in Italia la chiesa e la moschea appiccicati nella stessa via... Ma torniamo a noi.

Lungo la strada la frenesia è inimmaginabile. Migliaia di persone si accalcano presso i templi per portare offerte e pregare. Davanti al tempio buddhista ci si mette in fila per accendere tre incensi al sandalo che poi si portano alla fronte con entrambe le mani e mentre si prega li si oscilla in avanti e indietro. Al centro dell'atrio c'è un enorme incensiere dove vanno infilati i propri. Dopodiché si entra per la divinazione o per portare le offerte. Al centro dell'enorme sala c'è un tappeto rosso quadrato che ospita almeno una 50ina di persone inginocchiate che scuotono un cilindro con all'interno 78 bastoncini. Si tratta del Chien Tung, una forma divinatoria antichissima che funziona così: si esprime un desiderio o si chiede un favore agli Dei. Pian piano che si scuote il cilindro, alcuni bastoncini cominciano ad uscir fuori finché ne cade uno a terra. A quel punto si lanciano in aria due "fagioli" che se cadono entrambi dallo stesso verso significa che la divinazione è andata a buon fine. Se non si hanno altre domande si prende nota del numero del bastoncino, lo si comunica all'addetto e questi ti dà un foglietto con il responso: Good or Bad?
Infondo alla sala c'è un lunghissimo altare pieno zeppo di offerte: fiori di loto, caramelle, panetti, dolci, cartocci di tè, fiori, lime, arance e qualsiasi altra cosa si voglia donare. Dietro l'altare una fila affollatissima di saggi e divinità guardano dall'alto i fedeli con i loro sguardi benevoli laccati in oro.


Nel tempio induista l'atmosfera è diversa, ma pur sempre festosa. Anche qui ci sono persone all'entrata che accendono incensi. Poi però ci si toglie le scarpe, come vuole la tradizione, e si entra dentro, dove un assordante musica indiana conquista per il suo ritmo coinvolgente. Sacerdoti e donne del tempio sono vestiti con i classici sari coloratissimi, così come coloratissime sono le statue degli Dei. Ogni statua è ricoperta di corone di fiori di gelsomino e rose rosse, mentre ai piedi bruciano decine di candele sopra ad un letto di petali. Qua e là grossi cesti di efferte di banane, lime e noci di cocco. Una festa per gli occhi, le orecchie e per lo spirito.



Un po' ubriacata dai vari profumi esco fuori e per terra noto un vecchietto con un occhio solo che mi sorride sdentato e mi porge dei fazzolettini, che compro volentieri. Ogni volta che vengo a Singapore lui è qui, o nelle vie intorno che vende i suoi Chope*, 4 per un dollaro.
Più avanti, sulla sinistra, c'è il banchetto di Alice Tan, una signora dall'aspetto di monaco buddhista che pratica varie forme di meditazione, tai chi, guarigione e tanto altro. L'anno scorso mi ha vista uscire dal tempio e mi ha fermata per dirmi che doveva darmi alcune cose. Immaginate la mia faccia... Bè, mi ha dato libri di filosofia buddhista, immagini sacre e tanto altro dicendomi che dovevo condividere tutto quello con le mie amiche. Mi ha anche detto che al mattino lei aveva preso tutta quella roba perché sentiva che sarebbe arrivata la persona giusta a cui donarle :) Ovviamente ero onorata e lusingata dalla cosa, e una volta in patria ho seguito alla lettera il suo volere.
Oggi è qui con un cliente che ha problemi alla cervicale, così Alice lo sta curando con le mani: con movimenti strani ad occhi occidentali, ma precisi e ponderati, sembra infilare le dita nel suo collo e "aspirare" il male per poi scuoterlo via.



Continuando a camminare tra le bancarelle trovo un capannello di gente intorno ad un falò: stanno bruciando i soldi e le preghiere per i defunti. Mi avvicino e questi signori gentilissimi mi porgono un pacco di soldi finti; mi dicono di bruciarli per i miei avi e si raccomandano di non tenere per me nemmeno una sola banconota.



Waterloo Street, come dicevo, è il centro spirituale della città. Oltre alle bancarelle e ai templi, ci sono un numero esagerato di centri commerciali specializzati nella vendita di oggetti religiosi. Contapreghiere in giada, portafortuna con le monete antiche, amuleti per la salute, per la protezione; e ovviamente incensi, candele, fiori, olii profumati, staute, fontane e tanto altro. Inoltre le food court di questa zona sono quasi tutte specializzate nella cucina vegana.
Ma in questi centri commerciali non ci sono solo negozi. Al piano terra c'è una piccola stanza adibita a santuario in cui è possibile ricevere la benedizione dai monaci buddhisti. Subito fuori c'è un'enorme statua dorata del Buddha Felice che in realtà è un'enorme salvadanaio nel quale i fedeli mettono una monetina e ne accarezzano la bella panciona per propiziarsi un po' di abbondanza.
Un'altra cosa da non perdere è il negozio-non-negozio. Si tratta di un piccolo locale aperto a tutti nel quale ogni cosa presente è gratutita. Sì! Libri, cd per la meditazione, immagini sacre... tutto gratuito. E questa cosa è possibile grazie ai soldi che la gente mette nel Buddha di cui sopra. Ma la cosa che deve essere chiara - che poi è il filo conduttore di tutta la cultura asiatica - è la condivisione.

Qui si condivide tutto: in questo non-negozio si prende ciò che si vuole a patto di condividerlo poi con qualcun'altro. Alice mi ha chiesto di condividere i suoi doni. Nelle food court si condivide tavolo e cibo con chiunque, mentre nei locali notturni è facile che vi si chieda di condividere il posto con gente mai vista. Stamattina al taxi stand, siccome c'era molta fila, un signore ha chiesto se c'era qualcuno che andava nella sua stessa direzione per poter condividere la corsa.
E' quando rifletto su questi aspetti che vorrei tanto vivere qui. Soprattutto se penso che in Italia non riesce a partire nemmeno il bookcrossing...

Non so come concludere questa lunghissima entry se non invitandovi a provare, almeno una volta nella vita, a vivere queste meravigliose sensazioni.




*Chope: qui a Singapore è consuetudine usare questi fazzolettini per prenotare il posto nelle food court o comunque nei luoghi dove si vuole prendere posto a sedere. La cosa è semplicissima: si trova un tavolo ma ci si deve ancora mettere in fila per il cibo/biglietto? Basta appoggiare un fazzolettino o tutto il pacchetto sul tavolo in questione per dichiarare che è già preso e nessuno si azzarderà a fregarvi il posto. Per definire questa azione si dice "to chope".

Da Malpensa con amore (ed esplosione del motore sinistro)

Inizio il blog riportando un mio vecchio post perché essendo un blog che parla di viaggi, esso stesso sarà un viaggio. E siccome è bello poter dire che tutto è un'avventura, che avventura sia!


Dicembre 2009

"Potrebbe andare peggio"
"Cioè?"
"Potrebbe piovere"
Così dicevano il prof. Frankenstin e Igor in Frankenstein Jr. Io invece rispondo "potrebbe esplodere"...
Ma andiamo per ordine.

Sono ancora a Milano, precisamente all'Hilton in viale Certosa.
Ieri dovevamo partire con l'aereo delle 13, che era stato spostato alle 15.40. Poco male, ma di ora in ora il delay aumentava fino ad arrivare alle 20.40. Il check in è durato una vita, ma questo è davvero il meno.
Alle 21.00 siamo finalmente saliti sull'aereo, infreddoliti e stanchissimi. Alle 23 finalmente hanno iniziato a spruzzare acqua calda e antigelo sulle ali... e finalmente a mezzanotte eravamo sulla pista.
Si accendono i motori.
L'aereo comincia a partire.
E quando i motori aumentano di potenza...

BOOM!

Il motore di sinistra esplode con una grande fiammata rossa.
Ovviamente siamo rimasti tutti esterrefatti e terrorizzati; io ero proprio al finestrino di sinistra poco dietro l'ala, quindi ho visto benissimo l'esplosione. Fortunatamente nulla di grave, il comandante ci ha riportati al gate sperando in una riparazione veloce. Che veloce non poteva essere per forza di cose... Così alle 2 di notte ci hanno fatti scendere. Insomma, in tutto questo siamo stati ben 5 ore bloccati sull'aereo.

Neanche vi racconto la disorganizzazione del personale di terra, degli autobus e della maleduaazione di chi doveva invece assisterci e confortarci in una simile situazione (e mi riferisco al personale italiano... perché a Singapore non sarebbe mai successa una cosa del genere).
Facce truci che nemmeno si degnavano di dirci dove stava l'autobus, così da lasciarci fuori dall'aeroporto con un freddo bestiale. E ricordiamoci che quasi tutti eravamo in ballo dal mattino presto, o addirittura dal giorno prima.

Alle 3.40 del mattino siamo arrivati all'hotel Hilton di Milano, dove una sola persona ha dovuto fare il check in individuale... vi lascio quindi immaginare quanto tempo c'è voluto per trovarci effettivamente in stanza e riposare un po'.

Stamattina le notizie si sovrapponevano l'una all'altra confondendosi e contraddicendosi. Chi parlava di partire da Parigi, chi da Copehagen, chi ci diceva che il motore doveva essere riparato con un pezzo introvabile da un ingegnere altrettanto introvabile...
Per farvela breve vi dico che sono qui, in hotel, i bagagli non sono ancora arrivati e forse si parte domani. Forse.

Ma la ciliegina sulla torta è stato il professionalissimo tg di Studio Aperto che ha detto che a Malpensa tutto sommato è tutto a posto e i ritardi hanno una media di due ore...

Spero che questo sia l'ultimo aggiornamento che vi do dall'Italia, ma siccome ormai sono molto scaramantica mi limito ad augurarvi buone feste a tutti!

P.s.: don't believe the hype!